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Medio-Oriente

From Saudi Arabia with love

Ciò che sorprende è il perverso rapporto d'amore che lega Occidente e Arabia Saudita.
Sì, gli accordi con la Turchia sono più proficui, ma in tal caso trattasi del risultato di ricatti e di predominanza geo-politica sulla regione. Non quindi di una questione di volontà, non quindi per una scelta autonoma.

L'amore verso l'Arabia Saudita, pur se perverso, è invece spontaneo e genuino, non conosce cioè condizioni. Sorprende perché i sauditi professano il wahhabismo, ovvero la forma più ortodossa e estremista dell'Islam, l'unica oggi ad applicare letteralmente il Corano. A una comparazione con metodo scientifico, la loro dottrina è più fondamentalista e violenta di quella adottata dall'ISIS.

Non a caso i sauditi appoggiano, supportano e finanziano lo stato islamico, intervengono militarmente nella regione, creano in laboratorio guerre civili da diffondere nei paesi confinanti, nello Yemen dichiarano guerra ai ribelli sciiti ma hanno bombardato e sterminato decine di migliaia di civili e tra i civili soprattutto di bambini.

Sorprende dunque, perché l'Occidente stigmatizza, demonizza, denuncia e combatte (o quasi) una forma di fondamentalismo - e giustamente.
Ma nel mentre ne spalleggia una concettualmente peggiore. Paradosso, chiedendo alla seconda il supporto per combattere la prima. Paradosso nel paradosso, nonostante la seconda sia padre morale da una parte e artefice materiale della prima dall'altra.

In questo complesso e caotico scacchiere politico, dove dietro al movimento di ogni pedone si nascondono (più o meno bene) gli interessi economici di sempre, il popoletto si schiera compatto là dove i media puntano il dito. Quindi contro un nemico (l'ISIS) che è sì giustamente un nemico. Ma solo in virtù della sconvenienza del caso. Altri nemici, uguali se non addirittura peggiori, restano intoccati e spesso vengono persino arruolati tra le proprie fila.