Nella media valle del Sangro, alle falde del Monte Lupara (1100 mt s.l.m.), sopra uno sperone di roccia, sorge Roio del Sangro, ridente paese dell'Abruzzo, in provincia di Chieti. Questa fortunata posizione fa di Roio un balcone dal quale si può ammirare uno splendido panorama che va dal Massiccio della Majella fino al mare. Nonostante la sua altitudine (840 m s.l.m.) gode di un clima temperato.
Le sue origini sono oscure, un documento dattiloscritto parla di mura romane e di un tempio di Marte.
Varie ipotesi fantasiose popolari fanno derivare il nome dallo spagnolo rojo, cioè rosso per via di una invasione di formiche rosse nel XVII secolo, oppure da rojo de sangre ovverosia rosso di sangue per via di un'invasione di briganti o altri popoli, documenti preesistenti attestano l'inattendibilità di queste, se si può dire, assurde ipotesi.
In alcuni documenti (del 1595) viene chiamata come Royo, nome con cui viene citato per la prima volta nel 1309, nome derivante da Rodium, derivante forse da Podium, infatti in taluni documenti viene chiamato Podium cum Rogitello, poi diventato Rodium cum Rogitello (in altre parole Roio e il piccolo Roio che starebbe ad indicare che nella zona vi erano 2 centri abitati con lo stesso nome).
Tra i monumenti si può visitare la chiesa di Santa Maria Maggiore con interno barocco; sopra l'altare vi è una lunetta con un affresco rappresentante la Madonna fra santi. Nell'interno vi è sepolto il feudatario Giulio Caracciolo.
La chiesa attuale presumibilmente è frutto di una ricostruzione di una chiesa dedicata a Sant'Angelo e San Giovanni di Rodi o di un ampliamento dell'Ottocento; mancano dati certi, tuttavia, su un architrave del portale laterale vi è una data: 1832. L'esterno è stato intonacato di recente, eccetto la parte della navata che dà sulla piazza. L'interno è basilicale a 3 navate ed abside quadrata. Il campanile si trova in fondo alla navata. Vi è un quadro di Ferdinando Palmerio di Guardiagrele risalente al 1864 e raffigurante l'Assunta fra angeli e santi.
La vecchia chiesa di San Nicola di Bari è risalente al Cinquecento, ma una data iscritta sul portale indica come data il 1790; nessun elemento conservato può definire con certezza l'epoca reale di costruzione e delle aggiunte successive; è in stile romanico-rurale.
L'interno è a navata unica con abside rettangolare. Attualmente restano ruderi del perimetro della chiesa. Comunque doveva essere un edificio di piccole dimensioni realizzato in ciottoli spaccati e in bozze di pietra irregolari. Dai muri, forse un tempo intonacati, spicca il portale dagli stipiti in pietra addossato a paraste doriche.
Spostandosi verso l'estremità nord del paese si giunge ad alcuni belvedere, da cui si ha una bellissima veduta sulla Val di Sangro da Villa Santa Maria alla costa, passando per il Lago di Bomba.
Per la sua lunga tradizione culinaria è considerato patria dei cuochi. All'entrata del paese è infatti presente un monumento dedicato al cuoco. Altre tradizioni importanti sono rappresentate dalle feste e sagre estive, che attraggono nel paese numerose persone da tutta Italia vista la loro discendenza con il paesino. È noto infatti come l'emigrazione dei numerosi e ottimi cuochi provenienti da Roio in tutto il mondo abbia formato una grande comunità, che ama ritrovarsi nei periodi festivi. Le feste principali sono le processioni di San Filippo Neri e San Rocco il 12 e il 13 di agosto e la tradizionale processione del venerdì santo.
I ragazzi del Quadrifoglio