logo.png

La transumanza è la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostano da pascoli situati in zone collinari o montane (nella stagione estiva) verso quelli delle pianure (nella stagione invernale). Per transumanza si intende quindi lo spostamento periodico del bestiame, soprattutto ma non esclusivamente ovino, fra due pascoli che vengono sfruttati stagionalmente, situati rispettivamente in pianura, dove d’inverno il clima è più mite e c’è abbondanza di nutrimento, ed in montagna, dove il bestiame trova un buon pascolo in primavera, ma soprattutto in estate. L’ambiente e il clima sono quindi la ragione della transumanza. La parola transumanza deriva dal verbo transumare, ossia: attraversare, transitare sul suolo. Il verbo è costituito con l'accostamento del prefisso latino “trans” che vuol dire: al di là, attraverso, e della parola latina “humus”, che vuol dire suolo, terreno.

La transumanza avveniva lungo le strade pubbliche al bordo delle quali gli armenti potevano pascolare, ma specialmente lungo i tratturi, grandi vie erbose, pietrose o in terra battuta, sulle quali viaggiavano anche per qualche centinaio di chilometri greggi, pastori e cani. I tratturi principali erano larghi da 55 m fino a 111 m: da essi si dipartivano poi i tratturelli, larghi fino a 37 metri, che servivano da smistamento ed erano collegati tra loro da bracci larghi circa 18 metri e mezzo. I tratturi principali erano quattro: il tratturo L’Aquila-Foggia (il cosiddetto “Tratturo Magno”, lungo 243 km), il tratturo Pescasseroli-Candela (lungo 211 km), il tratturo Celano-Foggia (lungo 207 km) e il tratturo Castel di Sangro-Lucera (lungo 127 km).

Per descrivere le fasi, in cui si compiono gli spostamenti che danno luogo alla transumanza si usano i termini di: "monticazione" e "demonticazione".

Con monticazione si indica la fase iniziale della transumanza, che si compie nel periodo primaverile, quando avviene il trasferimento degli armenti e dei pastori dalle zone di pianura ai pascoli di alta quota ed ha inizio l'alpeggio (l’alpeggio comprende tutte le attività che si svolgono con gli animali da allevamento in montagna nei mesi estivi).

Con demonticazione si definisce il successivo trasferimento che, nel periodo autunnale, riporta gli animali e i pastori dai pascoli in quota a quelli di pianura nella fase di discesa successiva al periodo estivo dell'alpeggio.

In Italia questa usanza, di cui si hanno testimonianze già ai tempi dell’antica Roma, prese le mosse principalmente tra l'Abruzzo e il Tavoliere, con diramazioni sia verso il Gargano che verso le Murge, passando per il Molise. Consisteva nel trasportare gli animali dai monti abruzzesi e molisani, ai ricchi pascoli del Tavoliere e del Gargano. L'importanza economica di questa attività era tale da essere gestita da due specifiche istituzioni del Regno di Napoli: la Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia e la Doganella d'Abruzzo.

Dopo il 1447 divenne la principale fonte economica per molti paesi abruzzesi e tale rimase fino alla fine del 1800. A riprova della rilevanza di tale pratica nell'economia e nella società, è stato calcolato che nella metà del XV secolo, non meno di tre milioni di ovini e trentamila pastori percorressero annualmente i tratturi, e che l'impatto che la pastorizia esercitava era tale da fornire sussistenza a metà della popolazione abruzzese, direttamente o indirettamente. Nel XVII secolo i capi coinvolti erano circa cinque milioni e mezzo. Il viaggio durava giorni e si effettuavano soste, anche di tre giorni, in luoghi prestabiliti, dove c’era abbondanza di erba e di acqua. I pastori percorrevano a piedi la strada, ognuno col suo gregge, e la sera si stava insieme, riuniti, esposti al freddo e alla fatica, mangiando pan cotto, poco formaggio e tanto vino, che scaldava la strada e il cuore lontano da casa. La transumanza, quindi, non era solo uno spostamento di greggi dai pascoli estivi a quelli invernali, ma anche l'incontro tra antiche tradizioni e usanze diverse. I pastori erano soggetti a continui pericoli come furti di bestiame, assalti di lupi, morsi di serpenti, perciò nella tradizione orale i pastori vengono rappresentati mentre dormono “con un occhio solo”. Le mogli dei pastori restavano sole nel periodo in cui la campagna ha ancora tanto da essere lavorata e c’era anche la casa da portare avanti, e tutto andava fatto bene e in fretta e da sole.

 

 

Con l'unità d'Italia i contadini poterono riscattare i terreni dedicati ai pascoli e dedicarli alla coltivazione. Questo portò alla diminuzione dell'economia legata alla transumanza, per i pastori fu un duro colpo e molti di loro furono costretti a emigrare in altre parti del mondo.

L’usanza della transumanza nei secoli scorsi era dovuta al fatto che il pastore non poteva contare sulla presenza delle strutture tipiche dell'allevamento moderno, quali la stalla e gli impianti di foraggiatura, mungitura e refrigerazione del latte. Ad oggi con l'avvento della moderna zootecnia e l'allevamento intensivo direttamente negli allevamenti l'attività di transumanza si è fortemente ridotta e il trasferimento degli animali avviene spesso attraverso l'autotrasporto utilizzando appositi camion.

Ci sono diversi progetti per realizzare una rete europea, in cui gli oltre 3000 km di piste erbose che collegano cinque regioni italiane (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata) e decine di comuni, borghi e comunità rurali si colleghino a loro volta alle reti tratturali europee, dalla Spagna e dal Portogallo, alla Francia fino alla Slovenia e all'Ungheria, passando per la Germania meridionale.

Un ricordo particolare della transumanza è stato dato da Gabriele D'Annunzio nella poesia “I pastori”, contenuta nella raccolta di liriche “Alcyone”, pubblicata nel 1903, in cui si legge:

“Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare:

scendono all'Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

 

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d'acqua natia

rimanga né cuori esuli a conforto,

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d'avellano.

 

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri.

O voce di colui che primamente

conosce il tremolar della marina!

 

Ora lungh'esso il litoral cammina

La greggia. Senza mutamento è l'aria.

Il sole imbionda sì la viva lana

che quasi dalla sabbia non divaria.

Isciacquio, calpestio, dolci romori.

 

Ah perché non son io cò miei pastori?”

 

I ragazzi del Quadrifoglio