logo.png

 

Invictus - L'invincibile è un film del 2009, prodotto negli Stati Uniti e diretto da Clint Eastwood.

Il film è un adattamento cinematografico del romanzo “Ama il tuo nemico” di John Carlin, a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti. La trama si sviluppa attorno agli eventi che ebbero luogo in occasione della Coppa del Mondo di rugby del 1995, tenutasi in Sudafrica poco tempo dopo l'insediamento di Nelson Mandela come presidente della nazione.

Lo stesso Mandela, interpretato da Morgan Freeman, è fra i protagonisti del film, insieme al capitano della nazionale sudafricana di rugby (gli Springboks), François Pienaar (interpretato da Matt Damon).

Ci troviamo in Sudafrica, quando nel 1990 Nelson Mandela, di origine africana, dopo 27 anni di prigione per essersi opposto al governo e all’apartheid, viene liberato. Nel periodo successivo assistiamo alla caduta dell'apartheid e all'insediamento nel 1994 di Nelson Mandela come presidente del Sudafrica, un paese ancora profondamente diviso dall’odio tra neri e bianchi. Dalla fine del regime di apartheid il paese ha ottenuto la denominazione informale di Rainbow Nation ("nazione arcobaleno", ovvero "abitato da persone di diversi colori").

L'apartheid era la politica di segregazione razziale istituita nel secondo dopoguerra dal governo di etnia bianca del Sudafrica e rimasta in vigore fino al 1994. Tale politica prevedeva molte restrizioni per i neri, che erano costretti a vivere in condizione di emarginazione, sudditanza e povertà. Anche se l'ingiustizia dell'apartheid era stata ufficialmente abolita, il solco che divideva la popolazione bianca e nera non poteva essere colmato facilmente.

Appena entrato in carica, Mandela si pone l'obiettivo di riappacificare la popolazione del paese, ancora divisa dall'odio fra i neri e i bianchi afrikaner. Gli afrikaner sono i membri della popolazione di pelle bianca discendente dagli antichi colonizzatori di origine olandese, francese, belga o tedesca e che parlano l'afrikaans, una lingua derivata principalmente dall'olandese e che integra prestiti dai linguaggi africani e dalla lingua inglese. Si pensa che il termine afrikaner sia stato usato per distinguere, all'interno della popolazione bianca, quelli di lingua afrikaans da quelli di lingua inglese. Il Sudafrica, infatti, divenne successivamente dominio della corona inglese fino al 1961, quando divenne una repubblica.

Simbolo di questa spaccatura tra neri e bianchi diventa la nazionale di rugby degli Springboks, simbolo dell'orgoglio afrikaner e detestata dai neri, che proprio in seguito alla caduta del regime dell'apartheid viene riammessa nelle competizioni internazionali dopo un'esclusione di circa un decennio.

In vista della Coppa del Mondo del 1995, ospitata proprio dal Sudafrica, Mandela si interessa delle sorti della squadra, con la speranza che un'eventuale vittoria contribuisca a rafforzare l'orgoglio nazionale e lo spirito di unità del paese. In particolare, entra in contatto con il capitano François Pienaar, facendogli capire l'importanza politica della incombente competizione sportiva. Questa frequentazione fra Pienaar e Mandela dà inizio a una serie di eventi che rafforzano il morale degli Springboks, reduci da un lungo periodo di sconfitte.

La nazionale di rugby diventa simbolo del riavvicinamento della popolazione nera alla popolazione bianca e del procedere del processo di integrazione.

Il titolo del film prende spunto dalla poesia omonima di William Ernest Henley, usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid. La si può sentire recitata da Mandela durante il film. I versi di "Invictus" imparati in prigione hanno rafforzato la tempra di un uomo che sa come raggiungere l'obiettivo rischiando in proprio, ma sostenendo il rischio con una strategia ben definita.

"La storia si svolge in un momento cruciale della presidenza di Mandela", sostiene Eastwood. "Penso che abbia dimostrato grande saggezza nel comprendere lo sport nello sforzo di riconciliazione del Paese. Sapeva che bisognava unire tutti, trovare un modo per fare appello all'orgoglio nazionale, agendo sull'unica cosa che allora avevano in comune. Sapeva che la popolazione bianca e la popolazione nera avrebbero dovuto lavorare come una squadra o il Paese sarebbe fallito, così ha mostrato grande creatività nell'usare lo sport come mezzo per raggiungere un fine".

 

 

Un nostro commento al film

 

I grandi uomini sono immediatamente riconoscibili e Nelson Mandela è stato un grande uomo, è stato prigioniero per 27 anni in un carcere durissimo, eppure era il capo del maggior partito sudafricano contro l’apartheid. Quando è stato liberato, era già una svolta, ma lui, indomito, poiché era stato dato il diritto di voto a tutti, bianchi e neri, è diventato il presidente del Sud-Africa. Ha continuato e ha ricominciato daccapo la sua vita. La domanda era: ora che era presidente, avrebbe saputo governare il paese, sempre spaccato in due? Ecco Mandela ci è riuscito, creando un’unica grande nazione, basandosi sul perdono e sulla collaborazione di tutti secondo l’ideologia Ubuntu.

Bianchi e neri si sono trovati a collaborare insieme, hanno lasciato le estremizzazioni e hanno creato un nuovo paese. Nel film questo processo di aggregazione avviene tramite la forza e l’entusiasmo dello sport del rugby. No che Mandela trascuri gli affari di stato, le agende di governo, ma cerca qualcosa che unisca, che renda solidali, intraprendenti, felici e lo vede nel rugby, lo sport da sempre dei bianchi afrikaner. Anziché ostacolarlo, egli invita il capitano della squadra e lo stimola affinché la squadra diventi da mediocre a vincente, sicché sarà in grado di vincere la coppa mondiale di rugby del 1995.

A questo capitano di rugby egli parla della sua vita, dei suoi momenti difficili e gli parla di una poesia di William Ernest Henley. Questo poeta ebbe la tubercolosi a 12 anni, che si trasformò anche in tubercolosi ossea e comportò il taglio di una gamba, ciò non gli impedì di tentare con successo la carriera giornalistica. Henley fu amico dello scrittore Robert Louis Stevenson, che sempre confessò che la figura del pirata Long John Silver gli era stata ispirata da Henley: grande, con la barba rossa e senza una gamba. La sua poesia più importante è appunto “Invictus”, la poesia di Nelson Mandela, che dice che pur fra le tenebre, pur nel dolore egli è indomito, egli è padrone del suo destino ed è capitano della sua anima. Queste parole aiutavano Mandela nei lunghi giorni di carcere e questa poesia verrà data al capitano di rugby, insieme ad un inno da cantare in onore dell’Africa per compattare la squadra.

Ci sono difficoltà ad accettare queste novità, ma pure vengono accettate. Ad esempio, la squadra di rugby farà il giro dei sobborghi poveri per insegnare ai ragazzini neri come si gioca a rugby. È la svolta, è il futuro, il tifo comincia a serpeggiare e la nazione diventa una, indivisibile. Pian piano la squadra di rugby migliora fino alla partita finale, la più dura, quella contro la Nuova Zelanda, i Maori. Ma troppo forti sono le motivazioni dei sudafricani, che, sia pure ai supplementari, riescono a vincere e tutto il paese ne gioisce, tutto il paese ama il rugby, lo sport dei bianchi sempre odiato. La nazione è fatta, si riconosce in un gioco ed è una nazione vincitrice, forte delle sue energie impiegate al meglio.

Lo sport aggrega tutti, tifosi e giocatori, e cerca di darti un’educazione perché tu possa dare il meglio di te.

 

 

I ragazzi del Quadrifoglio