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“Il discorso del re” (“The King's Speech”) è un film del 2010 diretto da Tom Hooper di produzione inglese e australiana e ambientato nella corte reale inglese negli anni tra il 1925 e il 1940. Interpretato da Colin Firth (nei panni di Albert, Duca di York, soprannominato Bertie e futuro re Giorgio VI), Geoffrey Rush (nei panni del logopedista australiano Lionel Logue), Helena Bonham Carter (nei panni di Lady Elisabetta Lyon, moglie del Duca di York) e Guy Pearce (nei panni di Edward, erede al trono d’Inghilterra e fratello maggiore del Duca di York), il film, ispirato a una storia vera, ruota attorno ai problemi di balbuzie di re Giorgio VI e al rapporto con il logopedista Lionel Logue, che l'ebbe in cura. Il film ha vinto 4 premi Oscar su 12 candidature: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale.

Bertie è afflitto dall'infanzia da una grave forma di balbuzie, che gli aliena la considerazione del padre, il favore della corte e l'affetto del popolo inglese. Figlio di un padre anaffettivo e padre affettuoso di Elisabetta (l’attuale regina Elisabetta II) e Margaret, Bertie è costretto suo malgrado a parlare in pubblico e dentro i microfoni della radio, medium di successo degli anni Trenta. Il Duca di York deve rieducare la balbuzie, buttare fuori le parole e trovare una voce. Lo soccorrono la devozione di Lady Lyon, sua premurosa consorte, e le tecniche poco convenzionali di Lionel Logue, logopedista di origine australiana.

 

 

Al centro del palcoscenico la cronaca del malinconico e addolorato Duca di York, figlio secondogenito dell'energico Giorgio V, inchiodato dalla balbuzie e da complessi d’inferiorità di fronte allo spigliato fratello maggiore Edward. Fonte di angoscia e di squilibri emotivi sono quelle esitazioni, quei prolungamenti di suoni, quei continui blocchi silenti che impediscono a Bertie di esprimersi adeguatamente, ingenerando una sensazione di impotenza. Il regista britannico si concentra sul vissuto interno del protagonista, rivelando le conseguenze emotive del disagio nel parlato ai tempi della radio e in assenza del visivo. Il film è il ritratto intimo di una figura reale, in cui emerge tutta la difficoltà di un uomo che non solo si è trovato a dover accettare un ruolo non voluto, in seguito alla rinuncia del fratello Edward diventerà infatti re d’Inghilterra, ma che ha soprattutto dovuto affrontare la sua maggiore paura: parlare in pubblico, superando il problema della balbuzie, per riuscire a incoraggiare i suoi sudditi, infondendo, attraverso la sua voce forte e decisa, sicurezza in quegli uomini che stavano per affrontare Hitler e la Seconda Guerra Mondiale. “Il discorso del re” traccia un profilo biografico di verità con un contesto storico drammatico e dentro l'Europa dei totalitarismi, prossima alle intemperanze di Adolf Hitler, noto anche per la sua abile oratoria. Fu un illuminato e poco allineato logopedista australiano a correggere il “mal di voce” di un uomo che voleva imporsi al silenzio. Tra Bertie e Lionel Logue nasce un’amicizia non convenzionale e il logopedista educherà con metodi originali la balbuzie del suo allievo, incoraggiandolo a costruire la propria autostima, a riprendere il controllo della propria vita e a vincere prima la guerra con le parole e poi quella contro la Germania nella Seconda Guerra Mondiale.

 

 

I ragazzi del Quadrifoglio