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Turismo

Agnone: l’Atene del Sannio

Il paese famoso nel mondo per le sue campane

 

Agnone (Agnèune in dialetto locale), nella parte settentrionale della provincia di Isernia, è celebre in tutto il mondo per le sue campane (le uniche che possano fregiarsi dello stemma pontificio) fabbricate dalla Pontificia fonderia di campane Marinelli, fondata intorno all’anno 1000. È il principale comune dell’Alto Molise a circa 800 metri di altitudine ed è circondato da un paesaggio montuoso ed immerso nel verde dei boschi, che a tratti sono interrotti da piccole praterie. Ha circa 5.000 abitanti e fino al 1811, per circa 600 anni, Agnone e il suo circondario sono sempre stati parte integrante dell’Abruzzo.

La tradizione vuole che Agnone sia sorta sulle rovine della città sannitica di Aquilonia, distrutta dai Romani durante la conquista del Sannio: nella zona sono stati recuperati diversi reperti archeologici, come la stele funeraria di Vibia Bonitas, conservata al Teatro Italo-Argentino, nel centro storico della cittadina, e la Tavola votiva di Agnone, nota anche come Tavola Osca o Tabula Agnonensis o Tavola degli Dei, forse la più importante testimonianza dell’osco sannitico (si tratta di una tavola di bronzo di cm 28 x 16,5, datata 250 a.C. circa e attualmente conservata presso il British Museum di Londra, su cui sono presenti iscrizioni in lingua osca, che citano 17 divinità sannitiche connesse con riti agrari). Importante centro durante la dominazione longobarda, andò poi decadendo nei secoli immediatamente precedenti il 1000, mentre la Valle del Verrino e le alture circostanti divennero luogo di eremi, piccoli monasteri e piccole colonie agricole. In epoca medievale conobbe un nuovo sviluppo, divenendo feudo della potentissima famiglia dei Borrello, Conti di Pietrabbondante e capitani di ventura di Venezia, che portarono sul luogo un notevole numero di soldati e artigiani veneziani. E infatti il paese vero e proprio mostra chiari segni di cultura veneziana osservabili nel quartiere originario, quello della Ripa, altrimenti detto “borgo veneziano”. L’importanza di Agnone andò crescendo nel periodo angioino e anche in quello aragonese, al punto che durante il regno borbonico delle Due Sicilie, la città fu tra le 56 città regie, direttamente dipendenti dal Re, libere da qualunque altra soggezione di tipo feudale, dotate di alto tribunale, con diritto di comminare pene capitali. Fiorente per ampiezza dell’agro e per numero e volume di imprese artigiane, Agnone poté sviluppare, nel corso dell’800, un alto numero di menti colte: medici, filosofi, giuristi, teologi, da cui le venne il nome onorifico di “Atene del Sannio”. Alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900 iniziò il fenomeno dell’emigrazione. Durante il regime fascista, Agnone fu sede di confino per numerosi oppositori del regime e vi sorse anche un campo di concentramento per ebrei. L’ultima crescita demografica, Agnone la ebbe negli anni quaranta, per poi subire una continua diminuzione dagli anni cinquanta ad oggi. Parallelamente però la cittadina ha visto la nascita dell’Ospedale Civile e delle scuole superiori, tra cui il liceo scientifico (primo del Molise), l’istituto tecnico e l’istituto professionale. Nel primo dopoguerra fu inoltre costruito il Teatro Italo-Argentino (fondato grazie agli apporti degli agnonesi emigrati in Argentina).

 

 

Agnone è famosa in tutta Italia e nel mondo per la presenza dell’antichissima Fonderia di campane Marinelli, che è in perfetta funzione e in piena attività. Le sue origini risalgono al Medioevo e la fonderia ha fabbricato campane per edifici di alto rilievo, quali la Cattedrale della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei e l’abbazia di Montecassino. Le prime campane ufficiali fuse dalla fonderia Marinelli risalgono al 1339, per opera del direttore Nicodemo Marinelli, detto “Campanarus”. Nei secoli successivi i Marinelli continuarono a fondere campane per le varie chiese e campanili, che venivano edificati in tutta la penisola. Nel 1924 il Papa Pio X conferì alla famiglia Marinelli l’onore di avvalersi dello Stemma Pontificio, perché potessero rappresentarlo nel volto delle campane. Nel 1944 gli occupanti tedeschi chiusero la fonderia e la usarono come quartier generale per le missioni di battaglia e le campane, che in quel periodo erano in fase di fusione, furono rifuse per creare dei cannoni da combattimento. Sconfitti i tedeschi, nel secondo dopoguerra i Marinelli ripresero l’attività di fusione delle campane, ad es. per la Cattedrale di Montecassino, distrutta durante la seconda guerra mondiale, e così continuano a contribuire ancora oggi, fondendo sempre nuove campane, utilizzando prevalentemente le mani e la tecnica medievale in ogni fase di lavorazione, dalla fabbricazione manuale dei “modelli”, alla guida del rivolo di lava dalla fornace a legna fino alle “forme” interrate nella fossa di colata, dando origine così a rarissimi capolavori di artigianato artistico. È possibile assistere a tutto il processo artigianale della lavorazione e visitare il Museo Internazionale della Campana “Giovanni Paolo II” (in onore della visita, che il papa fece alla fonderia nel 1995). Il museo si trova subito a fianco della Fonderia, fu istituito nel 1999 e conserva pezzi di grande interesse nella storia dell’attività a partire dal Medioevo, tra cui la preziosissima “campana dell’anno mille”, e documenti di assoluto valore, come un’edizione olandese del 1664 del trattato “De Tintinnabulis”, uno dei più importanti trattati per la costruzione delle campane.

Le Antiche Fonderie del Rame si trovano a pochi chilometri dal centro abitato nella valle del fiume Verrino: sono delle antiche fonderie a funzionamento idromeccanico, nelle quali si producevano dei semilavorati in rame, che venivano poi inviati alle oltre 180 botteghe di ramai agnonesi, che da tali semilavorati producevano tine, caldai e vari oggetti in rame.

 

 

La chiesa di San Francesco è considerata monumento nazionale. Risalente al XIV secolo, ha un caratteristico portale gotico, sormontato da un affascinante rosone. Da sottolineare la superba cupola a tamburo e l’originale campanile (con la parte finale in ferro battuto). All’interno della chiesa si trovano ricchissimi altari e affreschi del molisano Paolo Gamba. Attiguo alla chiesa di San Francesco, si trova l’ex convento dei Padri conventuali con un chiostro (alle cui pareti si trovano affreschi rappresentanti la vita di San Francesco), sede della Biblioteca comunale e della Mostra permanente del libro antico con volumi rarissimi, tra cui un’antica copia dell’Opera Omnia di Platone, risalenti al XVI secolo.

 

 

La chiesa di Sant’Emidio risale al XIV secolo con un portale gotico e conserva al suo interno capolavori d’arte di Giulio Monteverde, Giacomo Colombo e Giovanni e Amalia Dupré. Caratteristiche sono le 13 statue lignee raffiguranti Gesù e i 12 apostoli a grandezza naturale, attribuite a scuola napoletana del 1650. Adiacente alla chiesa troviamo la Biblioteca Emidiana, ricca di testi antichi dell’XI secolo.

 

 

La chiesa di San Marco Evangelista, dedicata al patrono di Venezia, romanica, si trova nella parte alta del centro storico, risale all’XI-XII secolo ed è connessa alla rifondazione del paese avvenuta sotto il dominio dei Borrello, legati alla Repubblica di Venezia. L’edificio originale fu infatti edificato da veneziani chiamati da Landolfo Borrello. Agli inizi del XVII secolo è stata distrutta da un incendio per essere quindi ricostruita. Ha una facciata con un bel portale rinascimentale e torre campanaria a lato; ad una navata, con altari laterali (tra cui eccelle quello in legno intagliato e dorato del S. S. Rosario), ha il soffitto a cassettoni in stile barocco veneziano. Tra le statue, interessanti sono quella lignea della “Madonna del Bambino” del XIII-XIV secolo e la statua di S. Nicola opera dello scultore settecentesco Silverio Giovannitti. Importante, tra i tanti tesori d’arte, l’ostensorio in argento, un autentico capolavoro di arte locale in stile bizantino.

Per caratteristiche architettoniche e opere custodite sono da visitare anche le chiese di San Pietro, San Nicola, Sant’Antonio Abate (con annessa torre campanaria visitabile), San Biase (chiesa più antica di Agnone, dell’XI secolo), Sant’Amico, Santa Croce, la Trinità, L’Annunziata e la chiesa di Maiella del XII secolo. Nel solo centro abitato si trovano tredici chiese a testimonianza della forte influenza, che esercitava nei secoli addietro il Vaticano in questo lembo dell’Alto Molise.

 

 

Non meno interessante è l’architettura civile del paese: il centro storico è di chiaro stampo veneziano, avventurandosi lungo le stradine del borgo antico ci si imbatte di frequente nelle caratteristiche botteghe veneziane e in piccole statue di pietra raffiguranti leoni veneziani. L’Antica Bottega Orafa, sita in Corso Garibaldi, dove si lavora il rame, testimonia un’antica migrazione di artigiani lagunari verso Agnone, avvenuta secoli addietro per opera della famiglia Borrello. In genere, comunque, girando per il centro storico del paese è possibile acquistare oggetti di pregio. La città di Agnone, un tempo, era celebre per la lavorazione dei metalli, anche preziosi; oggi restano attivi pochi artigiani, che producono lavori in rame e in ferro battuto, tra i quali splendide inferriate per balconi e oggetti artistici. Interessante è la piazza principale del centro storico, piazza Plebiscito, anticamente detta piazza del Tomolo, nella quale confluiscono sette strade, che partono da altrettante zone del borgo antico. Ospita una caratteristica fontana marmorea risalente al 1881 (anno della costruzione del primo acquedotto urbano agnonese). Tra le costruzioni civili, meritano menzione Casa Nuonno con la bottega orafa in corso Garibaldi, Casa Apollonio e Palazzo Fioriti, che presentano interessanti elementi decorativi.

 

 

Il 24 dicembre ad Agnone si svolge la “’Ndocciata”, un grande rito di fuoco: è una sfilata di enormi fiaccole (le ’ndocce), costruite artigianalmente. Le ‘ndocce agnonesi sono strutture dalla caratteristica forma a ventaglio, composte da polifiaccole di numero variabile, sempre pari, fino a esemplari costituiti da venti fuochi e oltre. Tali ‘ndocce, che riecheggiano antichi culti mithraici, vengono trasportate da uno o due portatori in costume contadino. I portatori (‘ndocciari) introducono la testa tra le fiaccole, afferrandone saldamente due e tenendo in equilibrio l’intera struttura. Durante la sfilata, gli ‘ndocciari eseguono la ruotata, ossia una piroetta con cui, compiendo una rotazione completa su se stessi, mostrano lo splendore delle fiaccole e fanno sì che il fuoco formi spettacolari strisce di luce. Il materiale usato per la fabbricazione delle ‘ndocce di Agnone è l’abete bianco, un albero rintracciabile nei boschi circostanti. Da qualche anno un Museo Permanente delle ‘Ndocce è stato aperto in un locale di via Caracciolo, in prossimità di piazza Plebiscito. Dal 2000 tale evento si svolge stabilmente anche il giorno dell’Immacolata Concezione.

Anche se non diffusa come in passato, l’arte della tessitura è finalizzata alla produzione di coperte, rinomate per i colori e per i temi geometrici.

Ricordiamo anche l’aspetto gastronomico: ottimi i latticini, quali caciocavalli, scamorze, trecce e ricotte; rinomati anche gli insaccati e i prosciutti. Le ostie sono un prodotto artigianale croccante e aromatico, fatto con farina, sale e olio extra vergine d’oliva e cotto tra piastre di ferro. Tra le ostie, l’impasto ghiotto di noce tritata, miele, cioccolato fondente, cacao, noce moscata, vaniglia, bucce di arancia, di limone e di mandarino. Apprezzati i confetti “ricci” di produzione locale. Tra i primi piatti ci sono quelli tipici molisani, che vanno dalle “sagne a taccune” alle “sagne e fagioli”, dai “maccheroni alla chitarra” alla famosissima “zuppa alla santè”. I secondi piatti tipici sono a base di carni di agnello e capretto. Non si deve perdere il gusto del cosciotto e delle “tacche” d’agnello arrosto o al forno, il capretto “ciff e ciaff”, le salsicce, i nodi di trippa, le “cazzemarre” e le “soppressate”. Tra i dolci vi sono anche la campana di cioccolata, la tina di cioccolata e i mostaccioli reali.

Staffoli, che fa parte del comune di Agnone, racchiude un vastissimo paesaggio naturale con un’estensione, che supera gli 850 ettari, dove ci sono boschi, verdi pascoli e limpidi torrenti. All’ingresso c'è la zona ricettiva, dove è stato ricostruito in piccolo quello che era il Far West americano. È inoltre possibile fare shopping, andare a caccia, fare trekking, partecipare a feste country, raduni e spostamenti di mandrie. Fra gli appuntamenti di rilievo c'è la Corsalonga, che è il più grande appuntamento equestre di tutto il centro-sud d’Italia, il più entusiasmante raduno western all’aperto.

 

I ragazzi del Quadrifoglio