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Attualità

Tra Schengen e il TTIP

Una decina di anni fa, specie grazie all'applicazione di Schengen, la retorica politica era quella del "in prospettiva, fra 10 anni potrai viaggiare come ti pare, andare dove ti pare, fare quello che ti pare. Basterà la carta d'identità".

E un po' è così: se il prossimo weekend volessi visitare una capitale europea, mi basterebbe andare sul sito di una compagnia low cost, pagare con carta di credito e stampare il biglietto (anzi, ora c'è l'app mobile e posso anche non farlo).
Meno di 100€ A/R e meno di 2 minuti per l'operazione. Bello.

Oggi tuttavia sembra si stia invertendo questa tendenza: da una parte, si stanno mettendo in forte discussione proprio quegli accordi e in un futuro prossimo persino noi potremmo avere difficoltà a muoverci all'interno dei nostri confini; dall'altra parte, peggio invece quanto sta accadendo ai confini dell'Europa, dove decine di migliaia di profughi in fuga dalla guerra si vedono sollevare muri e recinzioni per respingerli, dove un paese crim…

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La settimana

La settimana IX

1) L’Europa tiene in ostaggio i profughi a Idomeni
http://www.internazionale.it/reportage/2016/05/06/idomeni-profughi-grecia

Un preciso e approfondito sul campo profughi di Idomeni, comprensivo di foto. Da leggere, assolutamente.

Idomeni è il più grande campo profughi della Grecia, “la Dachau dei nostri giorni”l’ha definita il ministro dell’interno greco Panagiotis Kouroublis. Una distesa di tende lungo la ferrovia al confine con la Macedonia. Dove prima c’era un valico per accedere alla rotta balcanica verso l’Europa occidentale, ora c’è una recinzione pattugliata dai militari; metri e metri di filo spinato.

Da questa parte del confine da circa due mesi vivono accampate dodicimila persone, il 40 per cento di loro sono bambini. Tra gli abitanti del campo ci sono circa seicento donne incinte, secondo Medici senza frontiere. Molte viaggiano da sole con i figli. I mariti sono partiti prima di loro per raggiungere l’Europa, con la promessa di ricorrere ai ricongiungimenti fami…

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Idomeni

Idomeni, giorno sette

Abbiamo girato questo video di 25 minuti, che vi offre una panoramica completa della composizione del campo profughi e di quelle che sono le sue principali problematiche.

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Idomeni

Idomeni, intervista a Nohar

Sabato abbiamo intervistato Nohar, 21 anni, iracheno. Vive sul treno occupato, insieme ad altri profughi. Ha dovuto fuggire da Mossul, la città conquistata e diventata capitale di ISIS, con il sogno di costruirsi una nuova vita in Europa.
Si è affidato agli smuggler (trafficanti di uomini): sin qui, il suo viaggio per la libertà gli è costato 8.000 dollari.

"Molte persone qui, anzi tutte le persone qui, hanno un sogno. Sogni diversi. Magari qualcuno vuole lavorare, qualcuno studiare o qualcuno semplicemente... vivere".

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Idomeni

Idomeni, giorno cinque

Un gruppo di profughi siriani ha improvvisato una manifestazione in solidarietà della città di ?‎Aleppo?, della quale sono originari e colpita negli scorsi giorni dagli attacchi del vile e fascista ?Assad?.
Gli slogan sono "Aleppo is burning" e "save Aleppo".

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Idomeni

Idomeni, giorno quattro

Giovedì notte ha cominciato a piovere ed è andata avanti fino a venerdì sera, finché le tende del campo non sono sprofondate in un'enorme pozza di fango.

Questa non è la Siria, non è l'Iraq, non è la Libia.
Questa è Idomeni, regione Macedonia, quindi Grecia. Soprattutto, questa è Unione Europea.

E quella che vedete in questo video è la nostra idea di accoglienza, evidentemente. Tra politici che gareggiano a chi costruisce il muro più alto e cittadini che gridano "prima gli italiani", 10.000 persone sono costrette a vivere qui, a metà tra un carcere a cielo aperto e un'enorme latrina, nell'attesa (che sembra infinita) di sapere cosa vogliamo fare di loro.

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Idomeni

Idomeni, giorno zero

 

Stiamo raggiungendo Bologna. Domani partiremo alla volta della Macedonia centrale, prima in aereo fino a Salonicco, da lì in poi in macchina, per arrivare a sera al campo profughi di Idomeni che ospita 10.000 tra siriani, curdi, iracheni e afgani, metà dei quali sono bambini e neonati. Per arrivare a quello che, in questi mesi così drammatici, potremmo correttamente definire come il nuovo confine del mondo. Almeno del mondo come lo conosciamo noi.

Avremmo potuto scegliere un giorno qualsiasi e invece, non casualmente, abbiamo scelto proprio domani per arrivare a Idomeni, il 25 aprile.

Senza pretese, senza voler azzardare  paragoni inopportuni, pensiamo che in fondo anche questa sia una forma di Resistenza: garantire la nostra presenza fisica in quel luogo di dolore, non solo per manifestare solidarietà nei confronti dei profughi che ne sono prigionieri; ma, come cittadini prima e militanti poi, per affermare che la nostra idea di Unione Europea è un'altra, diversa e opposta…

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