La vera casa dell'uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi
- Bruce Chatwin
Riprendendo le parole che hanno ispirato il mio C2C di agosto e non potendo sopportare l'idea di non aver affrontato questa impresa durante la mia vita, oggi inizia il grande viaggio in bicicletta verso Santiago de Compostela, che ho in programma per la prossima primavera. Dico che inizia oggi perché - come ogni viaggio importante e impegnativo - prima di cominciare alla sua partenza, comincia anzitutto dalla sua progettazione. Una parte certamente più noiosa delle altre, specie per chi non ne sarà protagonista, ma comunque indispensabile e che si articola in più fasi (di lungo, medio e breve termine), l'una premessa delle altre.
Decido - sin da ora - di trascrivere ogni cosa su questo blog per svariati motivi:
- è un buon esercizio per me stesso. Fissando in chiaro il mio lavoro di progettazione, non solo questo sarà più efficace, svuotando la mia mente da dubbi e timori, ma mi aiuterà più generalmente a sviluppare le mie capacità di progettazione di un viaggio (che, in questo caso, vuol essere interamente organizzato da me);
- se dovrò affrontare il viaggio con altre persone, avrò degli appunti pronti per poter essere condivisi e discussi;
- potrebbe essere un'idea, al termine del viaggio, riorganizzare il tutto in forma di diario, anche per chi - in futuro - vorrà affrontare lo stesso viaggio. Quindi, anche qui, dovrò appuntare tutto, sin dall'inizio.
La prima cosa, banalmente, è scegliere quale percorso. Perché, sì, strano a dirsi, ma esistono svariate versioni del "cammino di Santiago": il Cammino francese, il Cammino del Nord, il Cammino inglese, la via de la Plata più il Cammino sanabrese, il Cammino portoghese.
Ho già operato una prima cernita e deciso che la mia scelta finale ricadrà tra due:
- il primo, il Cammino francese (qui segnato in rosso), ovvero dai Pirenei, per circa 800 km;
- il penultimo, la via de la Plata (in arancione), per circa 1000 km, che parte da Siviglia, sale verso nord e poi prosegue a ovest tramite il Cammino sanabrese o in alternativa si riaggancia ancora a nord a quello francese, presso Astorga.
In ogni caso varrà la pena allungare il viaggio fino a Finisterre e al suo faro, fosse anche solo per la potenza evocativa del nome.
Entrambi hanno dei pro e dei contro: il primo dei due è quello "tradizionalmente" inteso (ne esistono molti; ma, in genere, quando se ne parla, si parla di questo), sebbene sia molto più trafficato, terribilmente trafficato; il secondo è invece più ricercato e caratteristico, ma molto più lungo e - se ho capito bene (da verificare attentamente) più movimentato in termini di dislivello. Ovvio, sono abituato a colline se non addirittura montagne, che sono il mio ambiente ideale e quello che più ambisco. Ma, a fronte di queste percorrenze, la maggiore comodità data da un percorso (piuttosto che da un altro) potrebbe essere un fattore determinante.
È una scelta importante che non può esulare da una corretta documentazione su entrambi i percorsi, che nelle prossime settimane mi vedrà impegnato da una parte nello studio tecnico dei tracciati, specie a riguardo di percorrenze per tappa e di altimetrie, dall'altra in una lettura appassionata delle guide e dei diari già redatti da chi ha intrapreso questo viaggio, per carpirne informazioni, suggerimenti e - speriamo, soprattutto - suggestioni.
Anche questa volta, non potrò che fare affidamento sui volumi editi da "Terre di mezzo" (che consiglio, indistintamente e a prescindere, a chiunque, qualunque viaggio volesse fare) in particolare questo per il secondo percorso (che già sto leggendo) e questo per il primo (che sto ordinando ora). Naturalmente avrò modo, una dopo l'altra, di affiancare altre letture, come questa, questa o questa. Quando avrò completato sia le letture, sia il viaggio, non mi risparmierò di consigliare un volume piuttosto che un altro, a seconda della validità di quanto appreso e del riscontro effettivo "sul campo".
Ci sono altre due questioni che mi sto ponendo sin da ora. La prima riguarda il periodo di partenza, che dovrà necessariamente essere tra marzo e maggio, evitando così sia il freddo che il caldo. Ovviamente sia le mani che (soprattutto) le gambe fremono dalla voglia di mettersi in viaggio. Anche qui ci sono alcune questioni da considerare:
- partire verso marzo ha l'indiscusso vantaggio di trovare meno traffico lungo il percorso, specie se dovessi scegliere la via francese. Di contro, le temperature saranno più basse e i servizi a disposizione inferiori;
- partire verso maggio scongiurerebbe meglio eventuali rischi climatici, ma vedrebbe il percorso più trafficato, e quindi meno possibilità di godibilità.
Questa può però essere una scelta per ora rinviabile, magari anche a gennaio, quando si avranno notizie più precise riguardo temperature e condizioni meteorologiche della successiva primavera.
Dalla prima questione deriva direttamente la seconda: portarsi tenda o sacco a pelo oppure pernottare in strutture? Ancora, la disamina del caso:
- la tenda abbatterebbe sensibilmente le spese (che, a quel punto, si potrebbero attestare a partire dai 25€/giorno, al netto di ogni spesa extra), ma comporterebbe un ulteriore e significativo carico del bagaglio, di diversi kg, da sommarsi al già notevole carico necessario per affrontare un simile viaggio. Di contro, può essere una scelta ragionevole se non dovrò affrontare il viaggio in solitaria, potendo dividere il peso (potrei però anche mettere in conto l'acquisto di una nuova tenda monoposto e ultraleggera, per l'occasione);
- pernottare in strutture alzerebbe sensibilmente le spese, stimabili solo una volta stabilito esattamente il percorso (da una località pressoché sconosciuta ad una fortemente turistica, anche se separate da pochi km, i costi per notte possono raddoppiare o triplicare). Tuttavia, renderebbe meno complesso e molto più comodo l'intero viaggio, anche considerando tutte le altre problematiche legate al viaggiare in tenda (i tempi di montaggio e smontaggio, coperte e lettini, l'igiene personale, ecc.).
Sono i primi appunti - per l'appunto e forzando questo gioco di parole - che ho cominciato a idealizzare negli ultimi due giorni, quando ho deciso di mettermi concretamente all'opera. Per ora, in questa fase più che iniziale, chi mi legge può solo augurarmi una buona lettura.