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Ecco, ora vorrei esprimere qualche parola più importante delle solite e pregherei di avere la vostra attenzione.

Già in altre occasioni ho parlato di Sakine Cansiz (nome di battaglia Sara), una delle più grandi donne rivoluzionarie, forse la più grande, in occasione dell'uscita del libro che ha scritto tra il '96 e il '98 sulle montagne curde, Tutta la mia vita è stata una lotta.
Se non sapete nulla a proposito, troverete una (brevissima) nota in fondo a questo post.

Dal libro è stato poi realizzato anche un omonimo documentario. Di questo, sono state previste finora solo tre proiezioni: una ad Istanbul, una a Roma, una a Parigi.

Bene, la proiezione ad Istanbul era prevista per ieri ed è stata ostacolata e infine impedita dalla polizia turca, che di fatti l'ha censurata.
Ed è proprio per questo che vorrei invitarvi tutti a prendere parte alla proiezione prevista a Roma per il 12 febbraio (evento Fb), che si terrà presso il Nuovo Cinema Palazzo (trovate qui sotto la locandina).

Se siete arrivati sin qui con la lettura e se seguite quello che scrivo e quello che (o almeno ci provo) è il mio impegno quotidiano, sono sicuro capirete da soli quanto sia importante prenderne parte, non solo per l'irripetibile contenuto del documentario (che già di per sé vale la candela), ma anche e soprattutto per il significato simbolico che avrà la vostra partecipazione.

Riempiamo il cinema!


Il 9 gennaio 2013 a Parigi veniva assassinata Sakine Cansiz (nome di battaglia Sara).

Nata nel 1958 in Turchia, a metà degli anni '70, nemmeno diciottenne, Sakine partecipò alla fondazione del ‎PKK e, nonostante la sua giovane età, fu la prima donna a dare vita e a partecipare alla resistenza armata curda.

Venne arrestata nel 1979. Pur avendo subito pesanti torture e ripetute violenze durante la detenzione (le furono persino tagliati i seni), in questo periodo Sakine si mise a capo della rivolta all'interno delle carceri turche durante il colpo di stato del 1980.

Liberata dopo 12 anni nel 1991, Sakine tornò ad abbracciare la resistenza curda, andando a combattere prima in Libano e poi in Iraq. Contemporaneamente, creò e guidò i primi gruppi di guerrigliere donne.

Nel 1998 si rifugiò in Francia. Anni dopo venne assassinata da un sicario, probabilmente su mandato del governo turco.

Negli anni, Sakine è diventata un'icona della resistenza curda e della liberazione femminile.

In questi giorni è in uscita Tutta la mia vita è stata una lotta, il libro che Sakine ha scritto tra il 1996 e il 1998 mentre combatteva sulle montagne del Kurdistan. Il libro racconta cosa significhi essere una donna all'interno della resistenza curda e cosa significhi essere una donna prigioniera in un carcere turco. Ma il libro è innanzitutto una grande storia di amore, di coraggio e di ricerca della verità.