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Attualità

Tra Schengen e il TTIP

Una decina di anni fa, specie grazie all'applicazione di Schengen, la retorica politica era quella del "in prospettiva, fra 10 anni potrai viaggiare come ti pare, andare dove ti pare, fare quello che ti pare. Basterà la carta d'identità".

E un po' è così: se il prossimo weekend volessi visitare una capitale europea, mi basterebbe andare sul sito di una compagnia low cost, pagare con carta di credito e stampare il biglietto (anzi, ora c'è l'app mobile e posso anche non farlo).
Meno di 100€ A/R e meno di 2 minuti per l'operazione. Bello.

Oggi tuttavia sembra si stia invertendo questa tendenza: da una parte, si stanno mettendo in forte discussione proprio quegli accordi e in un futuro prossimo persino noi potremmo avere difficoltà a muoverci all'interno dei nostri confini; dall'altra parte, peggio invece quanto sta accadendo ai confini dell'Europa, dove decine di migliaia di profughi in fuga dalla guerra si vedono sollevare muri e recinzioni per respingerli, dove un paese criminale e terrorista come la Turchia viene delegato a contenere una crisi umanitaria per la quale noi preferiamo coprirci gli occhi e tapparci le orecchie.

Di contro però, grazie al TTIP in quello stesso futuro prossimo le merci e i capitali potranno essere sempre più libere di muoversi, subiranno meno controlli e potranno essere spostate più velocemente.

È il capitalismo, bellezza: in un paio di giorni compri e ricevi a casa un pacchetto che arriva dall'altro lato del mondo; ma un minore non accompagnato (orfano o semplicemente rimasto solo) può attendere due, tre, anche quattro mesi in un campo profughi - come quello di Idomeni - in attesa di sapere cosa intendiamo fare del suo futuro. Sempre se lo faremo, sempre se ne avremo voglia.

(la bellissima vignetta di Mauro Biani pagina per Il manifesto)