I referendum hanno un quorum da raggiungere. Non discuto della legittimità del quorum (penso infatti sia legittimo e anzi necessario), ma l'esistenza di un quorum fa sì che i contrari preferiscano far vincere l'astensionismo piuttosto che far vincere il "no".
E come si fa vincere l'astensionismo per un referendum? Semplicemente evitando di informare i cittadini della sua esistenza. Se non sanno che c'è un referendum, non andranno a votare.
Strategia legittima, non discuto nemmeno di questo.
Ma questa strategia cosa determina, a sua volta? Una condizione per la quale i cittadini sentiranno soltanto le ragioni del "sì", mentre quelle a favore del "no" non verranno probabilmente nemmeno pronunciate.
Realizzare e distribuire materiale pubblicitario con le "ragioni del no"? Meglio evitare, perché se finisse nelle mie mani io verrei a conoscenza dell'esistenza del referendum stesso (del quale, magari, prima non sapevo nulla) e successivamente, raggiunto questo primo e ovvio risultato, potrei non trovarmi d'accordo con quelle ragioni e votare comunque "sì". Si eviterà anche di costituire "comitati per il no" (avete mai notato che sono sempre pochissimi e sproporzionati?), perché anche questa sarebbe già di per sé una notizia riguardo l'esistenza di un referendum.
Quindi: silenzio stampa totale. È la strategia oggettivamente migliore.
Cercare di far vincere le ragioni del "no" è ovviamente molto più complesso e impegnativo. Mentre cercare di convincere consapevolmente i cittadini a non andare proprio a votare (ovvero spiegare loro che un referendum c'è, ma è meglio ignorarlo) è ancora peggio e potrebbe generare così tanta confusione nell'elettorato da produrre il risultato opposto.
Questa è una situazione che si presenta ciclicamente ad ogni referendum, perché dovuta proprio alla natura del referendum (la presenza di quorum).
Sta anche bene. Ripeto: non discuto della legittimità di questo.
È però poi paradossale se contemporaneamente chi è contro il "sì" si lamenta dello stesso, medesimo problema, ovvero di un'informazione (a riguardo dei quesiti) in un'unica direzione. Denunciano quello che (a loro dire) è sempre lo stesso problema: la "disinformazione". Denunciano, in altre parole, il fatto che i cittadini non siano stati correttamente informati riguardo tutte le posizioni.
Giustamente, coloro che sono a favore del "sì" fanno una propria campagna referendaria, essenzialmente finalizzata alla promozione delle ragioni a favore del "sì" (ci si meraviglia davvero di questo?). Di conseguenza, quella parte di cittadini che fruisce dell'informazione pubblica (o perché la cerca consapevolmente, oppure perché ci si scontra per forza di cose), fruirà inevitabilmente solo di una parte di informazione.
Mi fermo qui. Perché presumo che, a questo punto, il paradosso costituito da questa posizione sia evidente e non necessiti di ulteriori spiegazioni o esemplificazioni.
La situazione di "presunta disinformazione" denunciata dai contrari al "sì" è effettivamente reale, certo, ma è causata esclusivamente dalla strategia da loro applicata e loro ne sono gli unici responsabili.
Ora sintetizzo questo mio intero articolo in un'unica frase finale: decidete che cazzo volete fare, basta che poi siate coerenti.