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Spezzoni del romanzo

Dentro il presente

«Perdonami», si giustificò, «ma io vivo un altro tempo, diverso e diametralmente opposto al tuo». La guardò, quasi incredulo. «Perché, non viviamo forse tutti lo stesso tempo?».
«No». Volse lo sguardo a terra e lui vide appena che alla domanda si era immediatamente rasserenata, prima ancora che la terminasse. «Tra noi tutti, vi sono alcuni, pochi, che vivono un loro, proprio tempo, invisibile ad occhi estranei. Alcuni semplicemente fissano il proprio passato, contemplando qualcosa che è già stato. E poiché non impiegano altro sforzo se non questo, guardarsi alle spalle, per loro non farà mai ritorno un momento simile a quello che hanno vissuto, all'oggetto di quel contemplare. Di più, del passato essi fissano un unico, distinto punto, e non il passato nel suo complesso, per cui del presente non sanno godere nemmeno quando si è appena consumato, appena scorre oltre loro. Altri, invece, scrutano oltre l'orizzonte, verso il futuro: sono coloro che vivono nell'attesa di vedere realizzato il tempo dei loro desideri e che consumano il presente in quell'attesa. Magari questi hanno più audacia: stringono il presente, così che possa mutare nelle condizioni utili affinché si realizzi il futuro cui ambiscono.E per questo sono già più fortunati dei primi. Ma, in fondo, entrambi vivono la medesima prigionia di coloro che, guardando altrove, anche quando sfiorati dalla felicità passeggera, non la riconosco e dunque non la afferrano».
Capì che lei gli stava rivelando un segreto e che quella serenità velava forse un senso opprimente di rassegnazione, prima nel suo volto, poi nella sua voce.
«Eppure, non capisco a quale dei due appartieni». Lei sorrise, come sorrideva ogni volta che doveva misurarsi con la sua ingenuità.
«Io appartengo al terzo e ultimo gruppo, che è sintesi dei precedenti e loro drammatica degenerazione: quello di coloro che guardano solo al futuro con l'aspettativa che porti l'inaspettato dono di un passato cui sono stati ormai privati. Di tutte, la peggiore delle prigionie».
«E secondo te esiste un modo per liberarsi da questa prigionia?».
«Ho consapevolezza della sua incombenza, come puoi vedere, e infatti la odio. Quindi, se io sapessi dove è nascosta la chiave della mia cella, non avrei esitato a utilizzarla e ora non sarei qui. Così, se adesso sono qui, è perché non lo so. Però, direi che per ora potresti tenermi per mano. Vorrei che tu mi tenessi per mano. Probabilmente non funzionerà, ma almeno mi sarai di compagnia».