La condizione imprescindibile per offrire un servizio di cura si basa sulla promozione di una cultura della sicurezza, attraverso la quale si gettano concretamente le basi per organizzare cambiamenti che si orientino verso un controllo efficace del rischio clinico e verso un miglioramento e una innovazione delle buone pratiche cliniche.
Per perseguire quest’obiettivo, la nostra Struttura si è certificata secondo la nuova Norma ISO 9001:2015, avviando così un processo di analisi interna utile ad affrontare rischi ed opportunità associati al contesto in cui opera e agli obiettivi che persegue, al fine di accrescere la soddisfazione dei pazienti, familiari ed enti.
Per ognuno dei fattori del contesto si sono identificati rischi ed opportunità, individuando i fattori rilevanti ed il focus strategico da perseguire per il miglioramento dell’attività svolta. Da questa approfondita analisi, la gestione del Rischio Clinico non solo rappresenta un’opportunità di miglioramento del trattamento effettuato agli ospiti presenti in struttura, ma anche un’azione efficace nella rilevazione dei rischi. Si implementano quindi processi atti alla prevenzione degli errori che possono accadere durante l’espletazione del servizio e si realizzano azioni di miglioramento per mitigare le possibilità di accadimento di eventi avversi.
La nostra Struttura ospita pazienti inviati, tramite i CSM, dall’Autorità Giudiziaria. Da qui l’esigenza di migliorare i processi dei servizi, integrando l’efficienza nell’erogazione alla prevenzione e sicurezza dei pazienti ed operatori. La nostra attività riabilitativa si è quindi arricchita di nuovi laboratori per migliorare i deficit di abilità sociali.
La direzione ha avviato il progetto sulla Gestione del Rischio Clinico nel 2017. Di anno in anno, dopo attenta valutazione dei risultati, ha progettato interventi psicoriabilitativi atti alla messa in atto delle azioni di miglioramento necessari a mitigare i rischi a cui la Struttura nell’erogazione dei servizi va incontro. La Direzione della Quadrifoglio ha quindi individuato il Comitato Interdisciplinare per la gestione del Rischio Clinico (medico, psicologi, coordinatore infermieristico, educatori, assistenti sociali, infermieri) che ha adottato la tecnica FMEA (Fealure Mode Effects Analysis) per l’identificazione delle priorità e per “una valutazione prospettica che identifica e migliora gli step di processo in modo tale da assicurare un outcome ragionevolmente sicuro e clinicamente desiderabile” (fonte).
Sono stati determinati gli eventi avversi che in una Struttura di Riabilitazione Psichiatrica possono verificarsi (fonte: UOC Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Ospedale “S. Pertini”, ASL RM/B, Roma) e ad ognuno di essi è stato attribuito un valore numerico relativo alla gravità, probabilità di accadimento e rilevabilità. Il prodotto dei tre valori ha definito l’Indice di Priorità di Rischio (IPR). Il valore del rischio minimo è dato dal prodotto 1x1x1 e quello massimo è dato dal risultato 10x10x10.
I processi operativi si sono pianificati tenendo in considerazione i valori IPR attraverso i quali si sono individuate le priorità d’intervento. Ci siamo dati come valore uno standard di riferimento (IPR=100). Per ogni evento sentinella che supera il valore dello standard di riferimento si attuano azioni di miglioramento. Si calcola infine l’indice di miglioramento (IM) dedotto dal rapporto tra i valori degli IPR iniziali del periodo finestra e quelli ottenuti alla fine del periodo oggetto dello studio. Un IM 1 indica l’efficacia delle azioni di miglioramento messe in atto.
Il progetto sulla gestione del Rischio Clinico ci permette quindi di passare da un sistema che gestisce gli eventi sfavorevoli ad uno che gestisce i rischi, quindi un passaggio da un sistema reattivo ad uno pro-attivo e preventivo. È di fondamentale importanza, per una giusta presa in carico dei pazienti, la base culturale su cui agire, e tale cultura va costantemente implementata.